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di Sergio Palumbo
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In una mostra la storia del formidabile condottiero del Medioevo

Gengis Khan "signore oceanico"
del più grande impero mondiale


Fece dei mongoli una macchina da guerra
e i bardi ancor oggi cantano le sue imprese



Gazzetta del Sud - 10 Novembre 2007 - pag. 21

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Gengis Khan (1155-1227), il cui nome originale era Temujin, ossia il fabbro, fu il "signore oceanico" passato alla storia per avere fondato il più grande impero del mondo di tutti i tempi. Dopo aver unificato le tribù dei mongoli, cavalieri nomadi delle steppe asiatiche, Gengis condusse il suo popolo alla conquista della maggior parte di Asia Centrale, Cina, Russia, Persia, Medio Oriente e di parte dell'Europa orientale. Suo nipote Kublai Khan fu il primo imperatore della dinastia cinese Yuan. Quando morì venne sepolto in un luogo segreto finora mai scoperto.

Nonostante Gengis Khan sia scomparso 780 anni fa e la maggiore potenza mongola fu solo in pieno Medioevo, il mito del grande condottiero Temujin è ancora vivo. Delle sue molte conquiste rimane ormai soltanto la giovane Repubblica Mongola. Oggi come allora i nomadi seguono gli armenti, tirano all'arco, vivono nelle tende di feltro e anche le città sono popolate di "yurta". I bardi cantano le imprese gloriose degli ultimi grandi imperi mongoli, gli sciamani fanno sacrifici al "signore oceanico" nel santuario di Gengis Khan. E si dice che molte tribù si riuniscano una volta all'anno sulla cima d'un monte per offrire allo spirito di Temujin il latte fermentato.

Ora la storia di "Gengis Khan e il tesoro dei Mongoli" è raccontata da quattrocento preziosi reperti archeologici che documentano l'evolversi della civiltà cinese dal X al XIV secolo, cioè dall'anno 907 (caduta della dinastia Tang) al 1368 (caduta della dinastia Yuan). La mostra, aperta al pubblico fino al 4 maggio 2008 e allestita nella Casa dei Carraresi di Treviso, segue "La nascita del Celeste Impero".
L'esposizione è concentrata in particolare su un periodo poco esplorato della storia cinese, tra il X e il XII secolo, mentre con l'avvento della dinastia Mongola degli Yuan nel XIII secolo si entra nell'epoca in cui l'Estremo Oriente viene "scoperto" in Europa con il "Milione" di Marco Polo. Figurano, tra l'altro, reperti, provenienti dalla piccola regione semidesertica del Ningxia, formata dall'alto corso del Fiume Giallo, rinvenuti nel campo archeologico di Yinchuan, dove era stato fondato lo Stato di Xi Xia distrutto dalle orde di Gengis Khan nel XIII secolo.
È la sezione dedicata agli eredi di Gengis Khan, "I mongoli e il loro impero" (dal Mar del Giappone all'Adriatico), che rende davvero unica questa rassegna espositiva con la sella attribuita a Temujin e le armi della conquista mongola: archi, frecce aerodinamiche, bombe esplosive, elmetti e maglie in ferro. Sono esposte, inoltre, selle cesellate, oggetti di uso quotidiano, abiti di seta, finimenti per cavalcature.
Marco Polo, che fu alla corte di Qubilai nella mitica Khanbaliq (l'odierna Pechino), ha un proprio spazio con una scelta di reperti coevi al livello di civiltà raggiunto dal Gran Catai (la Cina settentrionale conquistata dai mongoli), risalenti quindi all'epoca del viaggio e del soggiorno del mercante veneziano. Un altro aspetto storico che non viene trascurato dalla mostra riguarda i rapporti tra Impero mongolo e Papato, soprattutto su iniziativa coraggiosa dei monaci francescani che per primi inviarono missionari alla corte del Gran Khan. Fra' Giovanni da Pian del Carpine fu latore di lettere di Innocenzo IV, nel tentativo di fermare la marcia della cavalleria mongola nel cuore dell'Europa cristiana, mentre Fra' Giovanni da Montecorvino diventò poi il primo vescovo cattolico di Khanbaliq.

Sergio Palumbo
Gazzetta del Sud - 10 Novembre 2007




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